25 marzo 2010

Buona Pasqua ricordando Terri Schiavo, ovvero, la speranza uccisa


L'ho ripescata tra le mie mail. Diventò a mia insaputa un articolo su "LazioSette".
A cinque anni dalla morte di Terri Schiavo, la pubblico di nuovo.


Non so voi, ma a me, in questa sera di Venerdì santo, mi si rivolta lo stomaco.
Forse non avete sentito o visto i TG (ci sono le processioni, le vie crucis e tutto il resto...), ma la questione "eutanasica" che riguarda Terri Schiavo, la donna che da 15 anni è ridotta a una vita vegetale, ha dell'assurdo e mi provoca una rabbia...
E si, perché vorrei sapere come si fa a decidere di staccare un budellino che la alimenta e idrata e contemporaneamente avere la coscienza a posto, solo perché "lei voleva così".
Soprattutto quando a dirlo è uno, il marito, che dalla malattia di Terri ha ricavato la modica cifra di 1.000.000 di dollari (risarcimento dell'assicurazione), vive ormai da più di qualche anno con un'altra donna, ci ha fatto due figli, e magari per poterla sposare ha pure bisogno di diventare vedovo.
Mi domando come una cosa del genere possa accadere in un paese "grande e democratico" come si definiscono (da se stessi) gli U.S.A....
Un paese la cui gente si comporta esattamente come la "turba" evangelica del Venerdì santo, chiedendo che Terri muoia bene: "dolcemente" e più in fretta possibile (guardate i sondaggi in materia, basta farsi un giro sulla rete per scoprire che almeno il 63% degli americani chiede che Terri sia uccisa in fretta...). Con il marito (il marito? uno che sta con un'altra?) che dice: "Non sta morendo di fame. E` una morte naturale, indolore. Quando smetti di mangiare, gli elettroliti si fanno sempre più rarefatti. Entri lentamente in un sonno bello, profondo, e poi te ne vai. Succede ogni giorno." (Corriere della Sera, oggi).
"Infatti quando vediamo le immagini dei bambini africani, quelli che muoiono di fame, ogni giorno, sono lì, tutti belli addormentati, soddisfatti, a ronfare beatamente. A guardarli è un piacere. Certo, la morte per fame è naturale. Anche per annegamento: se vai sott`acqua e cerchi di respirare, è naturale che affoghi. Oppure, se ti cospargi di benzina e poi ti butti addosso un fiammifero acceso, è naturale che bruci. Se ti metti nudo a quaranta sotto zero è naturale che crepi. Anche per lebbra, per peste, per polmonite, per tumore...tutte naturali. Sarebbe interessante capire quand`è che si muore di morte innaturale. Perché se innaturale è quando qualcuno ti fa fuori senza chiederti il permesso, allora siamo proprio nel caso di Terri Schiavo." (pensiero preso su un blog ospitato da www.radicali.it e firmato da un blogghista veramente arrabbiato). Sottoscrivo.
Comunque Terri deve morire per "pietà", perché tenerla in vita è soltanto una dimostrazione di "egoismo".
Strano tipo di pietà (senz'altro pelosa), che rivela anche una totale e sconfortante mancanza di speranza.
Non c'è speranza perché Terri non si riprenderà mai. Sta in SVP (stato vegetativo permanente) e mai nessuno è ritornato da quella condizione. Tanto vale, quindi, farla morire. Tanto vale non farla soffrire. Muoia Terri dunque, e con lei la speranza. Hanno deciso di ammazzarla. Pure a lei. In barba alla Pasqua che arriva.
Ma poi, soffre Terri? Prova dolore? Si rende conto di questo suo stato? Perché nonostante la sua condizione, ha continuato ancora a sorridere in qualche modo...
Non avete mai visto una sua foto?
E' la tragedia del Venerdì santo che si compie ancora. 
Con quel "Volete Gesù o Barabba?", a cui fa eco, oggi, "Volete che Terri muoia o viva ancora?".
E stavolta non c'è Pilato a chiedere "chi dei due?". C'è solo un solerte giudice che applica con distacco e imparzialità la legge (ripetendo così l'ignavo gesto del console di Palestina). Una legge che affida soltanto al marito la facoltà di decidere, unico e legittimo tutore di Terri fin dal 1990.
E Terri muore. Si disidrata. Non si sa quanto durerà ancora. "Se ne va", come ama dire ipocritamente chi ha paura di nominare la morte, anche quella degli altri (leggeteli i blog dei laiconi benpensanti... sono pieni di queste ipocrisie). 
Il tutto mentre si consumano maligni sorrisini di chi vede nella vicenda una vittoria del "progresso" (finalmente!) contro i "biechi", "beceri", "oscurantisti", "bacchettoni", "bigotti", "analfabeti" credenti che, proprio per questo loro difetto, sono tutti ignoranti. Per "default" (come direbbe un mio amico).
Credenti...
Ma credenti in cosa? Non necessariamente a Dio. Basta credere alla vita.
Buona Pasqua a tutti.

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